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Dietro l’effigie di Milano, centro economico del nord Italia, città dove automobili, taxi, tram, autobus, metropolitana sfrecciano e si incrociano, città di partenze e di arrivi, di contatti e di contratti, esiste parallelamente una Milano luogo di cultura e di storia, da conoscere in famiglia in un qualsiasi weekend dell’anno.
"Mamma, ma dov’è Milano? Andiamo a vedere l’ufficio di papà?" "No bambini, vi porteremo dentro un vero sottomarino, vi porteremo in un castello, vedrete delle vere mummie, gli orsi, i dinosauri, i fossili, le armature dei cavalieri e passeggeremo in grandi parchi... E’ un sabato di dicembre, per precisione il weekend di dicembre che precede Sant’Ambrogio. I weekend sono i giorni migliori per chi desidera visitare la città, perché vige una certa quiete, le corse delle auto si calmano, così come i movimenti delle persone, che passeggiano senza corse affannate, gustandosi l’atteso riposo settimanale.
La prima tappa del nostro itinerario è il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci. Aperto nel 1953 è il più grande museo tecnico-scientifico italiano, e una visita completa prende dalle 2 alle 3 ore, senza contare il tempo dedicato ai laboratori. E’ un luogo dove si passa un intero pomeriggio, senza di sicuro annoiarsi. All’interno di un monastero olivetano del ’500, il percorso espositivo del museo è distribuito su 3 piani, a cui si aggiungono il padiglione ferroviario e il grande padiglione sui trasporti navali e aerei. I bambini esplorano il mondo dell’energia, dei materiali, dell’alimentazione, dell’industria chimica e delle telecomunicazioni, dove tutto è spiegato con pannelli interattivi. Scoprono i modelli di macchine di Leonardo da Vinci, le locomotive a vapore e gli aerei da caccia. Nell’area esterna si trova invece il Sottomarino Toti, grande attrazione per bimbi e genitori, a cui si accede internamente solo con visita guidata, che va prenotata per tempo. Muniti di caschetti gialli, i visitatori vengono accompagnati a bordo del sottomarino per un’affascinante "immersione" nel mondo subacqueo tra periscopio, sonar e camere stagne. La visita è istruttiva ma al contempo divertente, per la capacità della guida di relazionarsi con i bambini.
Il Museo è molto attivo nella didattica, e permette ai bambini di sperimentare attraverso uno dei 13 laboratori interattivi, che si svolgono il sabato dalle 14.30 alle 17.30, a cui ci si può iscrivere anche all’arrivo nel museo.
http://www.museoscienza.org
La mattinata di domenica ci dirigiamo verso l’area del Parco Sempione, in quanto al Castello Sforzesco si svolge un’attività per bambini che ritengo molto interessante: Sforzinda. Mentre all’adiacente Triennale vi sono delle visite guidate con laboratorio sui temi del design.
Ci avviamo quindi verso il Castello Sforzesco, dove alle 10 e 30 i miei bimbi sono iscritti al laboratorio sul "Forziere delle meraviglie", che comprende una visita nel Castello alla ricerca di scrigni, cofanetti, forzieri e un’attività manuale di fabbricazione di monile e monete. (Prenotazioni presso Ufficio Sforzinda del Comune di Milano al numero +39 02 45487399.)
Il Castello degli Sforza è un luogo ricco di fascino. La possente fortezza si erige maestosa nella sua integrità distaccandosi completamente dal contesto urbano. Una volta oltrepassati i portoni d’ingresso, si apre un mondo di cultura e curiosità, che ripercorre la storia antica di Milano attraverso varie sezioni museali, il tutto con un solo biglietto, gratuito per i minori di 18 anni, e di soli 3 euro per adulti. Poiché sappiamo che la maggior parte dei bambini ha una pazienza limitata all’interno di un museo, e qui c’è n’è per ore e ore, vi consiglio di vedere: nel Museo di Arte Antica la Pietà Rondanini di Michelangelo e la Sala delle Armature, dove il mondo cavalleresco è stupendamente rappresentato, il Museo Egizio, che è piccolino, ma conserva esempi eloquenti dell’arte della sepoltura: c’è, per intenderci, la mummia!
E non dimenticatevi un piccolo souvenir per i bambini al Bookshop del Castello, dove trovate dei libri per loro sui temi visti.
http://www.milanocastello.it
La Triennale di Milano, l'istituzione italiana per il design, l'architettura, le arti decorative e visive, è un’altra meta molto interessante. L’edificio che la ospita, il Palazzo dell’Arte, progettato da Giovanni Muzio nel 1933, è davvero splendido. Lo spazio interno, caratterizzato da un atrio immenso dai soffitti altissimi, un grande scalone e sale enormi, corredato di elementi contemporanei, ci annuncia che ci troviamo nel "tempio del design". E alla storia del design italiano è dedicato il Triennale Design Museum, nato nel 2007, con l’intento di mettere in scena la grafica e il design prodotto in Italia. Per noi adulti è come fare un tuffo nel passato, ricordando gli elementi, gli oggetti e le immagini che ci hanno accompagnato nella nostra vita. Ad accompagnare i bambini invece lungo il percorso c’è Frisello, il personaggio-guida del libretto che gli viene regalato in biglietteria. Se avete bambini in età compresa tra i 3 e i 10 anni, vi consiglio tuttavia di prenotare uno dei laboratori organizzati da TDMKids, la sezione didattica del Triennale Design Museum, perché con il gioco comprendono più facilmente il significato del design e della sua funzione. I laboratori per le famiglie sono in programma i sabati e le domeniche. Tutte le info sul sito http://kids.triennaledesignmuseum.it/
La domenica pomeriggio dopo pranzo non c’è di meglio che fare una passeggiata in un parco. Da Piazza della Repubblica si ha l’accesso ai Giardino Pubblici di Porta Venezia. Il loro nome è cambiato in Giardini Indro Montanelli, ma i milanesi sono ancora legati al vecchio toponimo. In uno spazio verde progettato alla fine del Settecento, che si presenta con un interessante percorso botanico alternato a laghetti, fontane e statue, attendono i bambini le anatre, le giostrine e un trenino che, con pochi centesimi, ti fa fare un giretto su rotaie. Sono forse giochi d’altri tempi, ma per questo molto rilassanti per i bambini. Nello stesso isolato si trovano il Planetario e il Museo di Storia Naturale.
Il Museo Civico di Storia Naturale di Milano è stato aperto nell’Ottocento, grazie al primo nucleo di donazioni riguardanti campioni di mineralogia, paleontologia, zoologia e botanica e poi ampliato successivamente fino a diventare oggi uno dei musei della città di maggior attrazione per i bambini. Vi si trovano in gran quantità e qualità minerali e fossili, ma sicuramente di forte impatto sono le sale con le ricostruzioni a grandezza naturale dei dinosauri. Al piano superiore vi sono esemplari di fauna imbalsamati, di varie specie provenienti da tutto il mondo e da tutti gli ambienti: mare, terra e cielo, inseriti all’interno di vetrine riproducenti scenograficamente il loro habitat. Non avevo mai visto una collezione così vasta insieme: orsi, squali, belve, pinguini, serpenti, rapaci e così via. Il museo vale da solo una visita a Milano. Inoltre, la domenica, l’Associazione Didattica Museale organizza attività per bambini, anche di soli 3 anni. Una nota di merito va data al Comune di Milano perché, come negli altri musei civici, il museo è gratuito fino ai 18 anni, e gli adulti pagano solo 3 euro. Sito del Museo di Storia Naturale: http://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/Documenti.nsf/webHomePage?OpenForm&settore=MCOI-6C5J9V_HP
Anche il Museo Civico Archeologico di Milano è molto attivo nella didattica. Il percorso museale si divide in diverse sezioni, che offrono uno scorcio sulla storia di Milano antica e romana fino alla Milano dei Longobardi. Altre sezioni ripercorrono invece storia e costumi di altre civiltà, attraverso reperti di provenienza greca, egiziana ed etrusca. Un "Kit Salvagenitori" viene regalato in omaggio alle famiglie che vengono a visitare il museo con i bambini. Si tratta di un opuscolo, scaricabile anche dal sito del museo, in cui si danno dei consigli pratici sulla visita. Eccone un assaggio: "Fate attenzione a non arrivare al Museo già stanchi, dopo un lungo viaggio o dopo aver visitato molti altri monumenti" e poi altri consigli, uniti alla descrizione delle maggiori "opere da non perdere" e a disegni da colorare per i bimbi. Ogni sabato pomeriggio alle ore 15 c’è un’attività a cura della società Aster, che coinvolge i bambini con i loro genitori. Si tratta di visite guidate o visite-gioco, a volte anche con attori, con successivo laboratorio. Prenotazioni: Aster, tel. 02.20404175.
INFO TURISTICHE
http://www.turismo.milano.it
Patrizia Bertini
La cultura e il relax vanno di pari passo a Bergamo piena di mostre, musei importanti fra cui uno digitale d’avanguardia, uno splendido borgo medievale perfettamente conservato, itinerari fra monumenti e natura, seguendo la suggestiva funicolare di San Vigilio, che nel 1913 ispirò romantiche pagine ad Herman Hesse.Questa città a misura d’uomo è ideale per un week end in cui coccolarsi con stile.
Una passeggiata lungo le Mura venete, una sosta nei numerosi parchi verdi, uno sguardo dall’alto verso la città bassa, l’antica funicolare restaurata, i colli attorno al borgo medievale. E ancora: una cucina semplice e di tradizione, vini di qualità, lo shopping nel centro elegantissimo, mostre d’arte, musei importanti come l’Accademia Carrara o la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, oppure avveniristici come il museo sulla storia cittadina completamente digitale (il Museo Storico dell’età Veneta). A Bergamo Alta, tappa imprescindibile è il Campanone, l’affascinante Torre Civica, simbolo della città medioevale, che offre uno splendido panorama sulle Alpi ed è anche il punto di vista migliore su Piazza Vecchia una delle piazze più belle d’Italia, per secoli centro politico della città. Qui si affaccia il Palazzo della Ragione.La Basilica si trova in Piazza del Duomo, simbolo del potere vescovile. Accanto, la Cattedrale, la Cappella Colleoni, il Battistero e il Vescovado.
Lasciata Bergamo, in direzione di Valbondione si arriva alle miniere di Lizzola dove ogni weekend si effettuano visite guidate (7 euro) di 1 ora e mezza e lungo 3 km nelle viscere della terra. La bellezza di questa miniera sta nell’autenticità del luogo: è stata messa in sicurezza senza interventi invasivi, questo permette di apprendere le condizioni estreme in cui lavoravano i minatori. La miniera è ricca di minerali, stalattitti e stalagmiti. Per una giornata nel verde, niente di meglio del «Parco sospeso nel bosco» di Gromo: un divertente itinerario sugli alberi con corde, ponti, liane, reti e carrucole, che si snoda nella foresta di abeti bianchi e rossi nell’incantevole scenario delle Alpi Orobie. Percorsi per bambini, ragazzi e adulti (costo 23 euro).
Infine un paesaggio fiabesco di natura incontaminata che cede spesso il passo a interessanti opere di archeologia industriale circonda l’Adda e il Brembo dove Leonardo si ispirò per lo sfondo della “Vergine delle rocce». Si possono percorre in bicicletta, oppure con “un colpo di vita” vederle dall’alto: il viaggio in elicottero costa 380 euro (www.ovetviaggi.it).
Graziella Leporati
Leggiuno (Varese) - Abbarbicato su uno strapiombo di parete rocciosa a picco sul lago, l'Eremo di Santa Caterina del Sasso è senza dubbio tra gli scenari più suggestivi del Lago Maggiore.
Alla chiesa si accede attraversando un portico formato da quattro archi a tutto sesto, d'impronta rinascimentale.
L'edificio attuale ha una struttura davvero singolare, frutto della fusione di tre cappelle, che erano originariamente distinte e che sono sorte in epoche differenti.
Numerosi sono i cicli pittorici presenti all'esterno e internamente alla chiesa, che coprono un periodo che va dal XIV al XIXsecolo.
Arte e storia si integrano splendidamente in un quadro naturale tra i più suggestivi, quasi una balconata che si protende verso il golfo borromeo, Stresa e le isole.
Entrando nell'eremo, si incontrano dapprima il Convento meridionale (XIV-XVII secolo) con interessanti affreschi nella sala del camino, poi il Conventino (XIII secolo) decorato, appena sotto le finestre del primo piano, da una lunga affrescatura secentesca ispirata alla Danza Macabra, ed infine la Chiesa, che ingloba al suo interno la cappella di Santa Caterina.
Nella parete del sottoportico è presente un altro importante ciclo di affreschi del Cinquecento, raffiguranti Santa Lucia, Santa Maddalena e Santa Caterina, così come altrettanti santi, tra cui si riconoscono Pietro da Verona e Nicola da Bari.
All'interno si ammira un Cristo benedicente, affiancato dai quattro simboli degli Evangelisti (Giovanni, Matteo, Luca e Marco) e che domina dall'alto l'altare della chiesa, mentre le due vele ai lati sono occupate dai Dottori della Chiesa in trono.
Sulle pareti della stessa cappella gli ultimi restauri hanno fatto riemergere i resti di un altro ciclo trecentesco di affreschi, dove spicca lo splendido frammento di una Crocifissione.
Nei tre sottarchi sono invece dipinti il Re Davide con la cetra e il cartiglio, sul lato a monte, un angelo che sveglia il profeta Elia, sul lato interno, e Melchisedech sul trono, sul lato verso il lago.
Il presbiterio è, invece, di puro stile barocco (1610-1612) con affreschi di De Advocatis, tra cui spiccano un "Matrimonio mistico" di S.Caterina, e le figure ai lati dell'altare delle beate Giuliana da Busto e Caterina da Pallanza.
Un altro rilevante documento figurativo dell'Eremo è rappresentato dalla Deposizione presente nella Sala capitolare.
La cromia vivace e l'energia del dipinto (apprezzabile soprattutto nel gruppo degli armigeri, interessanti anche per la puntualità descrittiva delle armature) che porta a forzare le fisionomie, ne fanno un unicum di grande interesse per l'area varesina, da situare probabilmente attorno alla metà del Trecento.
Per quanto riguarda la torre campanaria, la sua costruzione risale al Trecento, è alta 15 metri, comprese la cuspide e la croce, ed ha base rettangolare.
In origine la torre era stata costruita come campanile della chiesa di San Nicolao che aveva una sua entrata autonoma, oggi murata.
Nel XVI° secolo, quando le chiese sono state conglobate nell'attuale edificio sacro, è stata aperta la porta d'ingresso.
La cella campanaria ha un'apertura su ciascun lato: si tratta di quattro feritoie sormontate da un'architrave di cui una (quella a nord) è stata murata, mentre le due visibili sono dotate di una colonnina che dà loro l'aspetto di bifore.
Interessante è anche il sacello: è il cuore ed il primonucleo del Santuario, la cui edificazione risale al 1195.
Fu costruito su un livello più basso rispetto alle altre parti della chiesa, con le stesse dimensioni del sepolcro di Santa Caterina sul Sinai.
Sulla parete esterna sopra la finestra è affrescato il trasporto del corpo di Santa Caterina sul monte Sinai da parte degli angeli; sulla facciata sono affrescate le nozze della Santa, fra S.Ambrogio, S.Gregorio Magno e S.Agostino (XVI sec.).
All'interno del sacello si conservano, dal 1535, le reliquie del Beato Alberto Besozzi, e sulla volta sono affrescati una raggiera con lo Spirito Santo, sotto forma di colomba e circondato da angeli.
Nel sottarco, un affresco del 1892 raffigura il Beato Alberto in preghiera.
Nella sala capitolare è esposta una preziosa documentazione fotografica che illustra l'impegnativo intervento di restauro fatto dalla Provincia, la quale inaugura qui, ogni anno, il suo programma di concerti estivi.
Graziella Leporati
CASTIGLIONE OLONA - "L’ISOLA di Toscana in Lombardia": è la celebre definizione data da Gabriele d’Annunzio a Castiglione Olona, borgo che conserva ancora oggi il sapore di un prezioso scrigno quattrocentesco.
Di origine tardoromana, fu riplasmato tra 1421 e 1441 secondo il modello delle città ideali del Rinascimento, per volere del cardinale Branda Castiglioni, uno degli uomini più insigni della sua epoca, cultore delle arti e grande diplomatico, uomo di fiducia di diversi papi e dell’Imperatore Sigismondo di Ungheria.
Il più importante monumento voluto da Branda è la Collegiata, che sorge sul colle più alto del borgo, sul luogo dell’antico castello di Castiglione, di cui è ancora visibile l’antico portale di ingresso.
Il complesso museale comprende la Chiesa e il Battistero, affrescati da Masolino da Panicale, artista fiorentino tra i più grandi mediatori della straordinaria epoca di passaggio dal Gotico Internazionale al Rinascimento.
Insieme al senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e al fiorentino Paolo Schiavo, che hanno lavorato al suo fianco nell’abside della Collegiata,Masolino ha lasciato a Castiglione il suo capolavoro: il ciclo affrescato del Battistero, con la sua suggestiva mescolanza di paesaggi e architetture, storia religiosa e attualità rinascimentale, amalgamate dalla limpida atmosfera caratteristica di Masolino, rende la cappella, dipinta in ogni centimetro, una delle vette artistiche del primo Rinascimento italiano.
Prima in età romana, poi nel Medioevo, Castiglione fu un centro di notevole importanza grazie alla sua posizione strategica fino a diventare, nel sec. XI, feudo dei Castiglioni.
Proprio dalla famiglia Castiglioni discende il Cardinale Branda, erudito mecenate che nel sec. XV trasformò la cittadina in un brillante centro artistico e culturale convocando dalla Toscana e dal Veneto un cenacolo di artisti tra i quali spicca la figura di Masolino da Panicale, cui furono commissionati gli affreschi per la chiesa madre del borgo, voluta dal Cardinale in persona, quella che oggi chiamiamo Collegiata, e per l’annesso Battistero.
Consacrata nel marzo del 1425 e terminata nel 1428, la Collegiata sovrasta Castiglione dalla cima del colle un tempo dominato dall’inespugnabile castrum.
Esempio d’eccellenza dell’arte gotico-lombarda fu progettata in tutta probabilità da Alberto e Pietro Solari, architetti di Milano, che scelsero una pianta a croce latina e tre navate senza transetto che si riflettono nella facciata cuspidale tripartita, tutta a mattoni a vista, decorata al centro da un antico rosone.
L’ingresso è costituito da un portale (1428 circa) sormontato da una lunetta con bassorilievo realizzato da un maestro lombardo-veneto forse su disegno di Masolino da Panicale, raffigurante la Madonna con Bambino e Santi e, come da tradizione, il committente dell’opera inginocchiato.
L’interno riprende lo schema delle chiese milanesi a sala con unico sistema di copertura.
L’ELEMENTO che subito colpisce l’attenzione del visitatore è l’abside poligonale affrescato con un importante ciclo pittorico di scuola toscana.
In particolare, nella calotta è possibile osservare le Storie della Vergine di Masolino raffigurate in cinque spicchi che riportano, da sinistra a destra: la Natività, l’Annunciazione, l’Incoronazione, lo Sposalizio e l’Adorazione dei Magi.
Sopra all’altare fa bella mostra l’Assunzione di Maria e conclude il ciclo la Dormitio Virginis, recentemente scoperta e attribuita a Paolo Schiavo.
E di Paolo Schiavo, molto probabilmente, sono anche le Storie di San Lorenzo poste sulla parete di sinistra, mentre le Storie della vita di Santo Stefano, situate sulla parete destra, sono attribuite a Lorenzo Vecchietta.
Di particolare importanza anche il sarcofago che contiene i resti del Cardinal Branda, il lampadario fiammingo e, sul fondo dell’abside, la Crocifissione, tavola su fondo oro attribuita a Neri di Bicci.
Accanto alla chiesa, si erge il Battistero, ricavato in un’antica torre castellana e, affrescatodaMasolino con le Storie del Battista.
Per finire in bellezza non è possibile ignorare il Museo d’Arte sacra allestito nella Casa dei Guardiani che conserva parte del corredo di cui il Cardinale Branda dotò la chiesa.
Pezzo forte, in questo caso, è un’Annunciazione riferita alla scuola del Beato Angelico.
Graziella Leporati
Nei boschi fra Sesto Calende e Tornavento alla ricerca delle ultime tracce della Ferrovia delle Barche.
Un terrapieno sui due lati della strada che porta a Malpensa, alle spalle un ponte distrutto, i muri sbrecciati della «casa dei carradori », la stazione dei cavalli e quella delle ferrovie, tratti di darsena, cippi di pietra con la scritta S.F., cioè Società della Ferrata.
Siete a Sesto Calende, capolinea dell'Ipposidra, ovvero la Ferrovia delle Barche che rimase in funzione lungo il Ticino tra Sesto Calende e Tornavento dall'Unità d'Italia al 1865, opera poi abbandonata in favore della ferrovia a vapore, più sicura, più veloce e meno costosa.
Era stata una realizzazione ingegneristica grandiosa della quale troviamo tracce ancora oggi, sopravvissute centocinquant'anni dopo qua e là lungo le strade carrozzabili e tra i boschi non lontani dal Fiume Azzurro, tanto da rappresentare una meta originale.
In origine tutto nasceva a Tornavento, frazione di Lonate Pozzolo, da una darsena a pianta trapezoidale collegata al Naviglio Grande; lì accanto, una quarantina di cavalli era pronta a darsi il cambio nella prima tratta della ferrovia, fino a Somma Lombardo dove attendevano altri quaranta cavalli. LE BARCHE venivano fissate in acqua ai carri ferroviari, quindi un argano azionato dagli animali iniziava il trascinamento sui carri stessi per poi avviare la risalita, che in totale sfiorava i diciotto chilometri (cfr. Varesefocus novembre 2001).
A Somma c'era il passaggio sopra la strada della Malpensa, quindi la discesa nella valle del torrente Strona, tanto ripida che i cavalli venivano issati a bordo, quindi cambio del traino, nuova ripida discesa zavorrata da un carro vuoto e arrivo a Sesto Calende, località Mulini di Mezzo, dove una piattaformaascensore faceva scendere nel Ticino i carri con le barche, che venivano trascinati fino al punto di partenza (o di ritorno, fate voi) per sfruttare la corrente fino a Tornavento.
Novanta minuti di barca, tre giorni di Ipposidra, ma nel secolo scorso non esisteva sistema migliore per superare le undici “rapide” esistenti lungo il tragitto, trafficatissimo per trasportarvi marmo e granito (per il Duomodi Milano), calce, carbone, legna, formaggi, castagne da nord a sud e vini, sali, grani in senso inverso per un totale di 3600 barche ed oltre 100mila tonnellate l'anno.
«Farebbe un curioso calcolo - scriveva la Guida della Provincia di Milano pubblicata nel 1847, quando la Ferrovia delle Barche era solo un progetto - chi valutasse il risparmio che la navigazione procura a questa enorme massa di derrate in paragone della vita terrestre».
Sarà il milanese Carlo Cattaneo, uomo politico e non solo, a sostenere la necessità di sostituire i normali convogli a trazione equina lungo l'alzaia, che per coprire lo stesso percorso impiegavano anche due settimane, sempre a carico ridottissimo e con grave dispendio di energie umane e animali.
MEGLIO IN BICI, lungo l'alzaia del Ticino.
Opera grandiosa, come si può intuire da quanto detto fino ad ora, utilizzando l'itinerario numero 4 del turismo scolastico provinciale, utile evidentemente non solo alle scolaresche.
Si può partire a Lonate Pozzolo dalla sede del Parco del Ticino, che a metà Ottocento era una dogana austroungarica posta al confine tra il libero Piemonte e la Lombardia imperiale; quindi si scende lungo la strada del porto per visitare dall'esterno l'opera di alimentazione del Naviglio; prima di una visita al Museo dei Trasporti di Ranco ( trattato nel box qui sotto) si può andare in auto (meglio in bici, lungo l'alzaia del Ticino, in una mezz'ora) a Somma Lombardo e Sesto Calende per osservare la massicciata ferroviaria, la stazione di cambio dei cavalli e le opere di discesa nelle acque del Lago Maggiore.
Graziella Leporati
In mezzo al Lago di Varese, nel territorio di Biandronno, spunta, divisa dalla terraferma da uno stretto canale chiamato Ticinello, un triangolo di una bellezza incredibile, l’Isola Virginia, o Isolino.
Tranne la zona di attracco delle barche che vi trasportano visitatori e il vicino ristorante, l’intera isola (9200 metriquadrati) è ricoperta da una fitta vegetazione, dove costruiscono la tana i numerosi animali selvatici che vivono da queste parti.
Il tarabusino, la folaga, lo svasso maggiore e la gallinella d’acqua si riparano dagli sguardi dei visitatori tra i lunghi rami degli enormi salici che crescono lungo le rive.
Va sottolineato che querce, ontani neri, sequoie, carpini, noci del Caucaso con le loro radici sporgenti, ninfee, pungitopo, fitti canneti che offrono riparo alle 170 specie di uccelli, crescono liberamente in questo ambiente incontaminato.
Conosciuta nell’antichità con il nome di Isola di San Biagio per la presenza di una piccola chiesa dedicata a questo santo,, venne acquistata nel 1822 dal duca Pompeo Litta, che volle chiamarla con il nome della moglie, Camilla.
La già ricca vegetazione dell’Isola Camilla venne da lui infoltita con pioppi, pini, frassini, abeti, ontani.
Nel 1878 l’Isola cambiò nuovamente proprietario e nome, prendendo quello della moglie di Andrea Ponti, marchesa Virginia Ponti Pigna.
Ricerche compiute negli anni attorno al 1860 dall’abate Antonio Stoppani hanno rivelato la presenza di un insediamento preistorico.
Gli scavi archeologici, negli anni, hanno riportato alla luce uno dei più importanti e più antichi (a livello europeo) insediamenti palafitticoli della preistoria (3500 a.C.).
Fu abitata continuativamente dall’uomo dal primo Neolitico (fine VI millennio a.C.) alla fine dell’età del Bronzo (900 a.C. circa).
Sono state rinvenute lamelle in selce e ossidiana, manufatti in quarzo ialino, tranciati trasversali tardo neolitici e una serie di cuspidi di freccia.
Nel 1981 una eccezionale periodo di siccità ha abbassato il livello del lago e permesso così di scoprire una complessa struttura lignea, proprio di fronte alla banchina del ristorante: un piccolo villaggio palafitticolo.
All’Isolino Virginia, durante il Neolitico Antico e Medio (5060/4800 a.C. - 4340/3970 a.C.), l’uomo realizza direttamente sul terreno le monumentali piattaforme lignee sulle quali costruire le proprie case a pianta rettangolare.
Durante il Neolitico superiore (IV millennio a.C.) le palafitte costruite all’asciutto permettevano di evitare l’allagamento delle abitazioni.
La datazione delle strutture lignee non lascia adito a dubbi dato che per stabilirla sono stati usati dendrocronologia e radiocarbonio.
I resti lignei del villaggio preistorico dell’Isolino Virginia si sono conservati grazie alle particolari condizioni di giacitura del deposito archeologico, in ambiente umido o sommerso.
Le palafitte dell’Isolino condividono i caratteri di molti degli insediamenti lacustri del Neolitico circum-alpino che rendono l’applicazione della dendrocronologia difficile, o addirittura impossibile.
Il Museo Ponti all’Isolino Virginia
La villetta eretta dai Ponti nella seconda metà dell’Ottocento è oggi sede di un piccolo Museo Preistorico, che dipende del Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello: qui è conservata parte della raccolta di reperti rinvenuti sull’isola; il restante materiale archeologico è esposto nei Musei Civici di Varese.
Il Museo Ponti, visitabile solo da aprile a ottobre durante i fine settimana e nei giorni festivi, è raggiungibile in barca da Biandronno con un servizio pubblico, ma ci sono attracchi anche per mezzi privati.
È possibile prenotare visite guidate durante tutto il periodo dell’anno.
Nel parco archeologico è presente un percorso didattico all’aperto dove, nei pressi del bar-ristorante aperto tutto l’anno, è esposto un calco di struttura neolitica datata tramite un tronco d’acero 4800-4680 a.C.
Questo sentiero strutturato didatticamente illustra la preistoria del Lago di Varese, le sue genti, la vita che conducevano: in particolare è possibile approfondire l’uso che le popolazioni stanziali facavano delle caratteristiche abitazioni sull’acqua, le palafitte.
Graziella Leporati
CAIRATE (Varese) - LA NOSTRA PENISOLA è piena di monasteri e il turista spesso affonta lunghi viaggi per andarli a visitare soprattutto in Umbria, in Toscana, nelle Marche.
Anche in Baviera se ne trovano di splendidi, sempre affollati di visitatori.
Ma in provincia di Varese bastano pochi chilometri per raggiungere Cairate e visitare un monastero troppo dimenticato dai tour, ma pieno di storia.
Il monastero benedettino di Santa Maria Assunta è stato fondato nel 737 da Manigunda, una nobile longobarda legata alla corte regia di Pavia, per sciogliere un voto in seguito ad una guarigione.
Manigunda (o per altre versioni Manigonda) era una nobile della corte di Pavia: diventata monaca per sciogliere un voto in seguito ad una guarigione avvenuta grazie alla fonte miracolosa di Bergoro (oggi frazione di Fagnano Olona), fondò nel 737 il monastero benedettino di Santa Maria Assunta.
Il complesso di S.Maria Assunta nasce infatti nell’VIII secolo e costituisce uno dei primi insediamenti monastici in territorio lombardo, legato alla vicina presenza del castrum di Castelseprio e del Monastero di Torba.
Il primo documento attendibile in cui viene citato il Monastero, è una bolla di papa Giovanni VIII dell’877 in cui si confermano al vescovo di Pavia i monasteri extra diocesani di Cairate e Sesto Calende.
LA TRADIZIONE vuole che il “Barbarossa “, la notte prima della battaglia di Legnano, abbia fatto sostare il suo esercito nella piana di Cairate e lui sia stato ospitato nella foresteria.
Inevitabile dopo Legnano, l’aumentata influenza di Milano, dapprima con i Torriani e poi con i Visconti, dopo la distruzione di Castelseprio nel 1287.
La nuova situazione è documentata anche nel Monastero con la presenza di stemmi viscontei dipinti e scolpiti, abbinati a quelli della famiglia Cairati, qui presente con un ramo secondario, perché quello principale si era trasferito a Milano.
In paese vi era poi una residenza dei Visconti, conosciuta come il “castello” (tra le attuali vie Dante e XX Settembre) abitati in seguito dal feudatario.
Dopo i Visconti anche gli Sforza concedono dei privilegi al Monastero.
Durante i lavori di adeguamento dell’edificio alle norme emanate in seguito al Concilio di Trento, la chiesa monastica assume un nuovo aspetto architettonico e viene decorata con affreschi di Aurelio Luini.
E’ in quest’occasione che viene trovato un sarcofago, ancora visibile oggi, contenente le spoglie di una donna “riccamente abbigliata”, che viene creduta Manigunda, la fondatrice.
IL COMPLESSO monumentale si compone di tre parti: il monastero vero e proprio, raccolto intorno al quadrilatero del chiostro, costruito a fine ‘400 ed elevato di un piano nel ‘600; il “Quartiere di San Pancrazio”?, eretto tra ‘400 e ‘500; i rustici della corte ovest, databili tra il XVIII e la prima metà del XIX secolo.
L’ingresso al monumento è segnalato da un arco del 1710, ornato con statue dell’Assunta e di due angeli.
Gli spazi interni erano riccamente decorati: notevoli reperti scultorei medievali sono divisi tra la Pinacoteca Ambrosiana, il Museo del Castello Sforzesco di Milano e il Museo di Studi Patri di Gallarate, ma anche le presenze pittoriche, di epoche diverse, segnalano l’antica importanza del complesso.
L’intervento di maggior pregio è il ciclo affrescato della chiesa, datato 1561, attribuito ai figli del grande pittore leonardesco Bernardino Luini.
Il monastero venne soppresso nel 1799 e sia i beni sia l’edificio furono venduti a privati.
Si pensò addirittura al suo abbattimento, finché il monumento fu salvato dall’acquisto del Comune e della Provincia di Varese.
Graziella Leporati
UNA BELLA camminata a piedi porta al Monte San Francesco sopra Velate (in zona Varese) e, già che siamo in zona, vale la pena di proseguire l'escursione fino al Sacro Monte.
Il monte San Francesco è stato non solo un importante avamposto romano prima e successivamente un luogo di sepoltura e di culto per i Longobardi, infatti già in alcuni documenti attorno al Mille il posto sopra Velate viene individuato come in pertica, perché i luoghi di sepoltura dei guerrieri longobardi erano segnalati con lunghe pertiche, sulle quali si issavano colombe di terracotta per indicare l'origine di provenienza del morto, ma dai primi decenni del 1200 era probabilmente il luogo in cui, essendo ancora vivo il Santo fondatore dell'ordine, si sono insediati a Varese i primi seguaci di San Francesco.
E' con il nome infatti di Chiesa di San Francesco in Pertica sopra Velate che successivamente si individua il luogo e questo è provato in numerosi documenti, i più significativi dei quali sono depositati all'Archivio diocesano e alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
ATTI DI ROGITI notarili medievali e successivamente visitazioni pastorali, le più famose delle quali risalgono all'epoca del grande santo Carlo Borromeo, il riformatore della Chiesa ambrosiana vissuto nel Cinquecento.
Significative, e anche molto suggestive, alcune lettere di corrispondenza tra personaggi i cui nomi figurano indicati nelle vie di Varese (Griffi, Orrigoni) e l'Arcivescovo di Milano, in cui i francescani del Monte sopra Velate sono esplicitamente citati in ordine ad un oscuro fatto di sangue avvenuto all'epoca.
Da questi fatti prende spunto la ricerca storica di Andrea Ganugi Monte San Francesco sopra Velate: la cancellazione repentina di una storia millenaria, Macchione Editore 2009 L'area archeologica di San Francesco in Pertica comprende l'intera sommità del monte a 850mdi altitudine sopra Velate e in perfetta corrispondenza visiva con il borgo di Santa Maria del Monte, raggiungibile da Velate per un sentiero (l'antica via dei pellegrini al Sacro Monte) che si snoda lungo la montagna per circa 2-3 km partendo dalla zona dell'acquedotto.
In alternativa è raggiungibile, sulla strada per l'osservatorio del Campo dei Fiori, dopo circa 1 km dal bivio per il Sacro Monte scendendo per poche centinaia di metri sul medesimo sentiero che porta a Velate.
Il sentiero divide in due un'area di circa 4-5 ettari.
LA PARTE che guarda ad Oriente, verso il Sacro Monte e Como, può essere definito il Campo delle pertiche, ovvero la zona dove è collocabile il cimitero longobardo.
L'area più vasta è ad occidente, verso i laghi: è quella del presidio militare romano primitivo, con il basamento ancora visibile della torre di avvistamento risalente all'epoca del tardo impero romano (III-IV sec. d.C.), sul quale si innesta il successivo insediamento francescano, con la chiesa e il convento.
E chi è in zona non può perdersi Santa Maria del Monte e la Madonna Nera.
Una visione veramente insuperabile quella che appare a chi arriva a Varese.
In un ambiente naturale armonioso, la città si adagia sotto un cielo che sembra infinito, tra l'ampia distesa di verde, le calme acque del lago di origine glaciale e la corona di Prealpi ed Alpi con il Monte Rosa, diadema incastonato perfettamente.
DA VARESE è possibile compiere varie escursioni nei dintorni.
Tra i percorsi più suggestivi vi è l'immancabile tappa al Sacro Monte (nella foto a sinistra, turisti a zonzo), parte dei nove Monti Sacri Prealpini del Piemonte e della Lombardia riconosciuti dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità dal 2003.
Il Sacro Monte di Varese è indubbiamente il più affascinante itinerario mariano al mondo, un monumento unico nella sua straordinarietà.
Rispecchia infatti fedelmente il concetto di "ascesi" grazie anche alla struttura particolare del Rosario.
La "via sacra" verso la "sacra vetta" è la più larga mai realizzata in un Sacro Monte proprio per agevolare l'ascesa delle masse lungo un cammino che è tutta catechesi.
Il percorso Mariano è costituito da 14 cappelle e dall'altare maggiore del Santuario ove è posta l'antica immagine della Madonna Assunta.
Graziella Leporati
Milano - Tutti a bordo per navigare lungo un percorso storico culturale dei Navigli Milanesi. Il turista ha la possibilità di immergersi negli antichi luoghi solcati dai barconi che rifornivano di svariati beni la vecchia Milano. Partendo da Alzaia Naviglio Grande 4, nel primo tratto di navigazione è possibile vedere il Vicolo dei Lavandai, uno dei numerosi lavatoi dove le donne per secoli hanno pulito a forza di braccia i panni dei milanesi. Al n.6 del Vicolo dei Lavandai (che si trova in prossimità della darsena di porta ticinese) si può inoltre vedere una centrifuga dei primi del '900, realizzata dalla fabbrica Torci quando ancora non esistevano le lavatrici. Proseguendo nella navigazione si arriva in Alzaia Naviglio Grande 66, dove sorge Palazzo Galloni che ospita un centro di incisione. A questo punto, il capitano dirige la prua verso uno dei più significativi complessi monumentali del primo tratto del canale, composto dalla Chiesa, dal ponte e dal lavatoio di San Cristoforo, capolavoro del XVI secolo. Si entra poi nella darsena e si passa sul Naviglio Pavese sino al primo sostegno idraulico, la famosa chiusa della "Conchetta", dove è possibile vederne il funzionamento. Si rientra poi in Alzaia 4 passando nuovamente per la darsena
BIGLIETTI E PRENOTAZIONI
Si possono acquistare a bordo sul momento se ci sono posti disponibili. Per prenotare con anticipo è necessario acquistarli on line (www.naviglilombardi.it) oppure in una rivendita Autostradale Viaggi: Piazza Castello 1 Passaggio Duomo 2 Terminal Bus Lampugnano Aeroporto Orio al Serio (zona arrivi) Aeroporto Malpensa terminal 1 e 2 (zona arrivi) Aeroporto Linate.
ORARI E TARIFFE
Si naviga tutti i venerdì sabati, domeniche e festivi fino al 22 settembre con pausa estiva dal 12 al 19 agosto. Orari: Venerdì: 15-16.05 - 17.10- 18.15. Sabati e domeniche: 10.15 - 11.20-12.25-15 -16.05 - 17.10 - 18.15. Tariffe: adulti: 12 euro; under 10 anni: 10€; under 4 anni gratuiti se accompagnati da 1 adulto paganteTariffe Famiglie: 2 adulti e 1 bimbo 4-10 anni 25€ + 6 € ogni bimbo 4-10 anni aggiunto.
Graziella Leporati
Varese - "Visione magnifica! Al tramonto del sole si vedevano sette laghi.
Credetemi si può percorrere tutta la Francia e la Germania, ma non si potranno mai provare simili sensazioni": sono parole dello scrittore Stendhal colpito dalla bellezza della città-giardino.
Varese, adagiata su sette colli delle Prealpi lombarde, attraversata dall'Olona e affacciata sul lago omonimo, è circondata da parchi che le donano un fascino particolare.
Cosa vedere a Varese? Tra i più importanti monumenti cittadini c'è la Basilica di San Vittore (sec. XVI - XVII).
Il progetto dell'architetto Pellegrini -"il Tibaldi"-, fu realizzato alla fine del ‘500 dal varesino Giuseppe Bernascone.
La facciata neoclassica è dell'architetto viennese Pollack; famosi, all'interno, gli splendidi dipinti di Francesco Mazzucchelli "il Morazzone".
Il campanile «del Bernascone», rappresenta una fra le più belle costruzioni lombarde della prima metà del sec. XVII.
L'annesso Battistero di San Giovanni (sec. XII-XIII) è romanico e conserva interessanti affreschi del '300 lombardo e un fonte battesimale.
Fra gli edifici pubblici ricordiamo Palazzo Estense che domina sui "Giardini Estensi", uno dei più incantevoli parchi pubblici all'italiana, costruito ad imitazione dei giardini di Schônbrunn (Vienna) e terminato nel 1787.
Subito dopo si incontra Villa Mirabello, sede dei Musei Civici, che vanta un bel giardino all'inglese, con alberi rari, come il secolare cedro del Libano.
Altro parco centenario in cui è piacevole passeggiare è quello del complesso di Ville Ponti sul colle di Biumo Superiore da cui si accede alla settecentesca Villa Litta Panza in cui si ammira la più ricca collezione privata d'arte contemporanea americana esistente in Italia.
Importante monumento è anche il Castello di Masnago, con il suo ciclo di affreschi a carattere profano del ‘400 lombardo.
E dopo tanto camminare, una pausa ristoratrice al ristorante Bologna (via Broggi 7, tel. 0332232100) dove il proprietario Cesare mette in tavola un'ottima cucina casalinga, mentre per un assaggiare un cioccolato indimenticabile si impone una sosta alla pasticceria Buosi in piazza Beccaria.
Graziella Leporati
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