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VILLA NECCHI CAMPIGLIO: UN'ISOLA DELLA "VITA CHE FU" A MILANO


VILLA NECCHI CAMPIGLIO: UN'ISOLA DELLA "VITA CHE FU" A MILANO

 

testo di Grazia Paganuzzi

 

Era una di quelle serate ricche di atmosfera, con tanta voglia di spensieratezza ed allegria, al ritorno da uno spettacolo alla Scala: la città era avvolta dalla sua particolare nebbia che rende ovattate le strette vie del centro, sfuma le facciate dei palazzi d'epoca, dona mistero a corti e giardini. Così accadde che Gigi, Nenè e Vittorio Necchi si ritrovarono, senza neppure capire come, proprio qui, in via Mozart, una vietta dietro corso Monforte, dove si trovava scritto "vendesi". Cominciò in questo modo l'avventura di Villa Necchi Campiglio: infatti decisero di comprare il terreno, affidando la costruzione del palazzo all'architetto milanese Piero Portaluppi.
La villa fu così realizzata tra il 1932 e il 1935, con materiali pregiati come le boiseries in radica ed i marmi, immersa in un'ampia oasi di verde, il giardino, corredato di tennis e piscina. Edificio rappresentativo dell'opera del Portaluppi, rappresenta inequivocabilmente l'ingresso del razionalismo nell'architettura della città, mantenendo elementi del passato gusto Dèco. Ulteriori interventi furono praticati da Tommaso Buzzi.
Ne risultò una fusione armoniosa tra architettura , arti decorative, mobili d'epoca ed opere d'arte davvero degne di nota. Vi sono incluse la collezione del Primo Novecento di Claudia Gian Ferrari, con opere di Sironi, Martini, De Chirico ed altri ancora, oltre alla raccolta di dipinti ed arti decorative del XVIII secolo di Alighiero ed Emilietta De' Micheli con tele dal Canaletto al Tiepolo...
La villa è anche una "valida rappresentante" della vita agiata ed elegante dell'alta borghesia industriale lombarda di quegli anni, come rivelano gli accoglienti saloni di rappresentanza, testimoni degli incontri e riunioni culturali e mondane, aperti all'alta società milanese: davvero qui si può raccontare la storia della città del primo Novecento, con tutto l'apparato di ritualità ed usanze che quel mondo comportava, insieme ai volti e nomi più noti, a cominciare da quelli dei suoi proprietari e dei costruttori. Interessante anche l'attività che ferveva "dietro le quinte", come testimoniano le numerose stanze di servizio, bagni e cucine ancora caratterizzate dagli impianti tecnici originari, per l'epoca all'avanguardia, e dagli arredi antichi.
Un cenno merita la famiglia Necchi Campiglio, originaria dell'alta borghesia pavese, trasferitasi in seguito a Milano.
La storia si potrebbe far cominciare da quando Angelo Campiglio, a circa 30 anni, decise di interrompere la professione di medico per unirsi al suocero facendo sorgere la Neca, una grande fonderia pavese di ghisa. Medesimo successo ebbe la società realizzata da Vittorio, il terzo fratello Necchi, che diventò una tra le più famose e rappresentative del paese: la ben conosciuta macchina da cucire Necchi.
Villa Necchi ha riaperto dopo più di tre anni di restauri, condotti dal FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano) a cui era stata donata nel 2001.
Attualmente Casa Museo, fa parte del Circuito a queste dedicato, tra cui rientrano il Museo Poldi Pezzoli, il Museo Bagatti Valsecchi e la Casa Boschi Di Stefano. Acquistando la Casemuseocard, un unico biglietto a 15 euro, si può accedere a tutte. Un prezzo ridotto a 10 euro è previsto per gli aderenti al FAI.
Ecco un modo per ricostruire la vita di uno dei periodi culturalmenmte più ricchi della storia milanese.

 

Grazia Paganuzzi

 

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Pubblicato in: Articoli
tag : Cittā italiane
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