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Amorgos, la terra degli dei che ammaliò anche Ulisse




Testo e foto di Maurizio Maria Fossati

 

Un'isoletta all'estremo Sud-Est delle Cicladi ha ospitato "Yperia 2014", convegno sul turismo sostenibile, e il 5° "Festival internazionale del cortometraggio turistico". Sono intervenuti esperti di ambiente, economia, storia, costume, turismo, arte e giornalisti da tutto il mondo


Amorgos, una perla rara al confine sud-orientale del gruppo delle Cicladi. Aspre montagne, vallate fertili, abitazioni rigorosamente bianche con porte e finestre azzurre, spiagge e approdi da sogno. Un'isola lunga e stretta con 112 chilometri di coste e meno di 2mila abitanti. Un'isola tanto bella e incontaminata da vivere ancora oggi sospesa tra miti e realtà.
"Amorgos è terra di dei e di leggende che stregano chi la visita", dice Adriana Calogero Pavin, una dei relatori del convegno "Yperia 2014", 12esima edizione dell'Yperia International Convention sul turismo sostenibile e sulla conservazione e protezione del patrimonio naturale e culturale dell'isola, organizzato in aprile dall'Associazione culturale di Tholaria-Amorgos e dall'Aegialis Hotel & Spa. "Sembra che proprio qui, su quest'isola - continua -, Ulisse abbia perso la forza della ragione dopo essere scampato all'inganno della coppa stregata offertagli dalla maga Circe. L'oblio, dovuto alle arti amatorie di Circe e ai profumi delle mille erbe ed essenze locali, lo legò all'isola per ben un anno. Dopo un anno, infatti, Ulisse ripartì. Ma solo perché i compagni, divenuti impazienti, lo avevano messo alle strette, ricordandogli con insistenza la patria, Itaca".
Ma questa non è la sola leggenda tramandata. Ad Amorgos, i miti fioriscono e si intrecciano. "Si racconta - dice Irene Giannakopoulos, presidente dell'associazione culturale di Tholaria-Amorgos - che furono proprio i bassi fondali tra Amorgos e l'isoletta di Nikouria, di fronte ad Aghios Pavlos, a pochi chilometri da Aegiali, a fare arenare la nave di Ulisse. In quella zona, nell'antichità, viveva una comunità di donne molto abili nel canto e questo ha portato alcuni studiosi a formulare l'ipotesi di un collegamento col mito delle sirene. Chissà...".

 

Le grand bleu
Ma se Amorgos vive ancora oggi un magico equilibrio tra mito e realtà, il merito va alla sua splendida popolazione, laboriosa e fiera, cordiale e ospitale. E alla straordinaria bellezza del suo mare. Cristallino, incredibilmente trasparente, colorato sottocosta con le mille sfumature del turchese, che poi si stemperano nei toni dell'azzurro e del blu dove i fondali precipitano.
E proprio per questo l'isola è stata scelta per le riprese di "Le grand bleu", un film del 1988 diretto da Luc Besson. Pellicola di apertura al festival di Cannes 1988, ebbe grande successo soprattutto in Francia. Il film narra le continue sfide tra due giovani apneisti: Jacques Mayol e l'italiano Enzo Molinari. Due uomini nati per il mare, ma con caratteri diametralmente opposti. La sfida diventa scontro violento di culture, di stili di vita, ma la stima reciproca finisce per avere la meglio nonostante la tragicità del finale. La circolazione italiana del film rimase bloccata per quattordici anni a seguito di una causa per diffamazione intentata da Enzo Majorca, riconosciutosi nel personaggio un po' caricaturale dell'apneista Molinari. Un vero peccato per gli amanti del mare del nostro Paese. Oggi ad Amorgos è possibile immergersi grazie all'assistenza di almeno due diving ben attrezzati.

 

Il monastero di Hozoviotissa
Di racconto in racconto, ecco la storia del monastero di Panagia Hozoviotissa, simbolo stesso dell'isola: una struttura bianchissima, incastonata a 300 metri d'altezza su un costone roccioso a strapiombo sul mare nella parte orientale dell'isola, a 2 chilometri da Chora, il capoluogo.
Si narra che nel IX° secolo una piccola barca abbandonata si arenò tra gli scogli della zona sottostante all'odierno monastero. Nell'imbarcazione c'era un'icona della Madonna che venne rinvenuta dai monaci locali. Altre versioni riportano che la barca arrivò sulla costa governata proprio da un gruppo di monaci. Ma la sostanza non cambia. La popolazione iniziò a venerare quell'icona della Madonna miracolosa che proteggeva pescatori e contadini. Secondo alcuni l'icona proveniva dal villaggio di Hozovo, in Palestina. Ecco perché venne chiamata Vergine Maria Hozoviotissa.
Due secoli dopo, grazie ai sempre più frequenti scambi commerciali con Costantinopoli, la fama dell'immagine arrivò fino all'imperatore Alexiou Komneos che ordinò la costruzione di un monastero sul luogo del ritrovamento. Ma la costruzione del monastero non fu facile: quello che veniva realizzato di giorno, crollava misteriosamente ogni notte. Finché il capomastro pregò la Madonna: "Indicami Tu il luogo". Il giorno seguente apparve un chiodo conficcato nella roccia, in un punto quasi inaccessibile, a 300 metri di altezza sul mare. Lì sorse il monastero.

 

In sintonia con la natura
Oggi, la saggezza antica dei lavori eseguiti impiegando le risorse della natura è ancora patrimonio della popolazione locale. Anche il turismo è stato impostato in modo sostenibile, all'insegna del relax, del contatto con l'ambiente, di lunghe passeggiate sulle mulattiere che attraversano l'isola e che permettono di godere di panorami indimenticabili, immersi nel silenzio. Unico rumore, il fruscio del vento. All'Aegialis hotel non mancano neppure i corsi di yoga per dare sollievo a corpo, spirito e mente. E poi, la sera, si può godere di un buon piatto di pesce fresco e della tradizionale cucina greca, innaffiata da una bottiglia di Retsina ghiacciato, magari seduti a un tavolo a pochi metri dal mare.
John Driedonks, dell'Università olandese di Utrecht, che da oltre trent'anni frequenta Amorgos, nella sua relazione congressuale ha messo in evidenza l'importanza di un "pensiero globale" che protegga e preservi la genuinità sociale e artigianale di Amorgos, ma anche di tutti gli altri luoghi simili che si trovano nel mondo. Il turismo intelligente deve saper utilizzare e rivalutare le risorse naturali, appunto, in modo intelligente. E Amorgos ne è già un esempio con la distillazione artigianale delle erbe officinali, con la produzione della ceramica artistica, con la pesca, la pastorizia e la tradizione gastronomica. Una sorta di incubatore naturale che, se gestito con attenzione, può offrire lavoro anche alle nuove generazioni permettendo, in parte, il superamento dell'attuale momento di crisi internazionale.
Per esempio, "l'Amorgos Organic" a Katapola di Nontas Gavalas ha organizzato coltivazioni tradizionali in grado di offrire i migliori sapori di un tempo, dalle arance ai pomodori a zucchine, peperoni, uva, banane e così via, offrendo anche ottime conserve. Mentre Vaghelis Vassalos e Eleni Tanouli hanno realizzato a Lagada un raffinato laboratorio per la distillazione delle erbe officinali raccolte sull'isola, allestendo così un fornitissimo negozio specializzato in essenze e oli essenziali a scopo dermatologico e curativo. E accanto alla spiaggia di Aegiali c'è il laboratorio di ceramiche artistiche di Anna Synodinou, un concreto esempio di come la creta possa diventare opera d'arte.

 

53 cortometraggi in gara
Quest'anno ad Amorgos, la V edizione del Festival del cortometraggio turistico è stata inaugurata dalla polacca Ewa Kotus, direttore a Varsavia della rivista "Film Art & Tourism". Ben 53 le opere presentate, visionate e giudicate dai giornalisti intervenuti al Festival.
Il primo posto è andato al corto "Definitely Dubai" diretto da Babak Amini (Emirati Arabi) che mostra con sequenze serrate e spettacolari le mille possibilità offerte al turista dalla vibrante città di Dubai. Secondo posto a "Into the cave of wonders" dello spagnolo Manuel Benito de Valle. Il terzo riconoscimento è stato dato a "Crete: all the world on one island", un video diretto dal greco Theodoris Papadoulakis, che presenta con originale umorismo l'isola di Creta.
Menzioni speciali per il corto russo "Altai Miracle. The good will surely happen!" diretto da Nikolai Makarov, per il cortometraggio polacco "Cieszyn Cieszy" e il corto Serbo "Serbia: one journey, million impressions", diretto da Bosco Savkovic.

 

Pubblicato il 7.5.2014 sul Magazine di Quotidiano.net (Viaggi & Sapori)

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