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Raccontare la Grande Guerra una sfida fra cultura e turismo



Testo di Giovanni Stefani

 

Erano tutti ragazzi. Ragazzi di nemmeno vent'anni. Strappati alle loro famiglie e sbattuti nelle trincee senza sapere il perché. Riuscivano a malapena a parlarsi: veneti con siciliani, piemontesi con pugliesi. L'Italia era unita da poco, gli italiani non esistevano ancora. Imbottiti di alcool, venivano mandati all'assalto per morire, poco dopo, mitragliati dai nemici, su montagne sconosciute. Ora dormono il riposo eterno nel sacrario di Asiago, sul Grappa, a Redipuglia. Decine di migliaia. Centinaia di migliaia. Una generazione intera. Per raccontare la Grande Guerra bisogna partire da qui, dall'orrore che è stato. E adesso che sono passati cent'anni, ci si chiede come ricordare, come non dimenticare. E può sembrare stonato parlare di turismo in luoghi in cui si dovrebbe solo pregare, o almeno stare in silenzio. Ma quella guerra, oltre a spezzare tante vite, ha cambiato la geografia, ha ridisegnato territori, ha lasciato luoghi della memoria. Possiamo ignorarli? Possiamo fare a meno di mostrarli ai nostri figli affinché non accada ancora una tragedia simile?
Il Gist, Gruppo italiano stampa turistica, ha cominciato un ragionamento su questi temi organizzando un incontro, il 6 marzo a Padova, dal titolo "Centenario della Grande Guerra: opportunità per il turismo?". I giornalisti hanno messo sul tavolo le tante tessere di un mosaico che si va componendo piano piano in Veneto, in Trentino e in Friuli Venezia Giulia, il territorio che più di altri ha vissuto, un secolo fa, la follia della Prima Guerra Mondiale. L'impresa di fare ordine su questo tema è obiettivamente titanica: per il Centenario c'è da raccontare cos'è stata la Grande Guerra, c'è da raccontarla ai ragazzi, c'è da portare le scuole a visitare i luoghi della memoria, e poi bisogna promuovere i percorsi sulle montagne e lungo i fiumi, organizzare le guide turistiche, modernizzare i musei e metterli in rete per tentare di sfruttare qualche finanziamento, realizzare eventi culturali, fare manutenzione dei forti e delle trincee restaurate negli anni scorsi, valorizzare i film girati sull'argomento, districarsi nell'immensa bibliografia sull'argomento, coordinare enti pubblici, comuni, comunità montane, associazioni, gruppi teatrali, musicisti, collezionisti, appassionati di armi e di divise, scrittori... e naturalmente tutto questo va fatto con pochi soldi a disposizione.
C'è chi sta provando a vincere questa sfida. Il coordinatore del Comitato per il Centenario della Grande Guerra della Regione Veneto Marzio Favero ha raccontato, con una relazione dettagliata e coinvolgente, ricca di citazioni e di suggestioni, il lavoro che si sta facendo su indicazione degli assessori alla Cultura Marino Zorzato e al Turismo Marino Finozzi. "In realtà il Comitato arriva per ultimo" ha detto Favero, nel senso che altri soggetti lavorano da decenni su questo tema "e il comitato è al loro fianco, non sopra di loro". Sono state mappate le centinaia di siti della Grande Guerra, è stato stilato un "master plan" dei percorsi - 400 chilometri - , è stata realizzata una prima "rete" di musei, si sta lavorando all'accessibilità dei principali luoghi della memoria in modo che siano visitabili anche da chi ha problemi motori, è stato realizzato un sito internet regionale prendendo a modello quello della Comunità montana dell'Altopiano di Asiago, si stanno valutando altri investimenti da fare. Due i modelli stranieri che sono stati studiati: quello del cammino di Santiago de Compostela, passato da 400 mila a 4 milioni di pellegrini, e i luoghi dello sbarco in Normandia, dove una rete di musei interattivi catalizza gli arrivi. "Ma attenzione ad evitare l'effetto cinematografico" ha detto Favero rivolgendosi in particolare alla stampa "la guerra non ha avuto niente di romantico, solo sangue e fango. Qui in Veneto siamo custodi di una memoria collettiva e abbiamo il dovere di tramandarla con rispetto, concentrandoci soprattutto sulle storie e sulle persone, sull'umanità, insomma".
Roberto Rigoni, assessore al turismo di Asiago e presidente del Consorzio turistico Asiago 7 Comuni, ha illustrato i dettagli del lavoro impostato alla guida dell'associazione temporanea dei Consorzi turistici veneti: 10 mila bambini avranno un "passaporto della memoria" da usare per le visite, con timbri e vacanze-premio, sono stati realizzati supporti in 3D su forti e trincee, è stata fatta formazione delle guide turistiche, è stato coinvolto il Centro turistico studentesco, si sta preparando un workshop a Venezia, si parteciperà a varie fiere turistiche e storiche. L'Altopiano vicentino, che è stato uno scenario di primo piano della tragedia della Prima Guerra Mondiale, sta mettendo così la sua esperienza al servizio degli altri territori. Esperienza che dice quanto sia difficile coinvolgere i giovani in questo processo di conoscenza: "Spesso i ragazzi rifiutano di conoscere l'orrore della guerra, proprio perché le vittime sono ragazzi come loro" dice Rigoni.
A proposito di fiere, Filiberto Zovico ha presentato la Borsa Europea del Turismo della Grande Guerra, che si terrà a Gorizia dal 23 al 25 maggio. L'evento, a cui il Gist ha concesso il patrocinio, è alla sua prima edizione: ospiterà gli stand di operatori stranieri e, notizia fresca fresca, uno stand unico per Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, che hanno deciso di presentare insieme l'intero fronte della guerra. "Abbiamo costretto gli enti pubblici a pensare all'offerta turistica" ha detto Zovico, che ha auspicato una manifestazione-evento itinerante che faccia la narrazione di quanto accaduto cent'anni fa. "Non sarà facile fare sintesi di tutte le proposte e va recuperato un ritardo" ha ammonito Pio Grollo, docente universitario e uno degli autori del Rapporto sul Turismo Italiano.
Tanti soggetti sul territorio sono pronti, del resto, a mettere in campo le loro energie. All'incontro di Padova c'erano dirigenti di musei, esponenti del Club Alpino Italiano, assessori al turismo di località grandi e piccole, operatori turistici trentini e friulani, giornalisti. Molte le domande: come verranno coinvolte le associazioni? Verrà fatto un po' di ordine nell'offerta sul web? Come verranno coinvolte le scuole? È previsto qualcosa sul fronte teatrale? Ci sono finanziamenti per restaurare i monumenti ai caduti? Ci saranno incontri con gli operatori culturali e turistici nelle varie province? Marzio Favero e Roberto Rigoni hanno risposto a tutti, aprendo le porte ad un dialogo che si annuncia ricco di sfumature. E qui il Gist ha raggiunto pienamente il suo obiettivo: lanciare stimoli, proporre un dibattito che finora era mancato, muovere le acque, insomma. I giornalisti del turismo sono diventati un punto di riferimento, specie in Veneto, regione a cui quest'anno è stato dedicato l'Annuario Gist, che a Padova è stato presentato dal presidente nazionale Sabrina Talarico. All'incontro ha partecipato anche l'assessore provinciale di Padova Enrico Pavanetto, in rappresentanza della presidente Barbara Degani, impegnata a Roma nel suo nuovo ruolo di sottosegretario all'Ambiente. Provincia di Padova che ci ha concesso il patrocinio e la splendida sala del consiglio. Un eccellente inizio del nostro percorso dedicato al Centenario della Grande Guerra e alla sua narrazione.

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