"Shamba", di Claudia Peli, romanzo
"Shamba", di Claudia Peli, romanzo Il romanzo si apre sulla giovane Tabitha che sta per lasciare la sua "collina del tè", per seguire il sogno del marito Mwalimu, il sogno della Shamba. "Se fossi una foglia di tè, potrei stare per sempre attaccata al mio buon rametto e godermi la pace di questa collina": l'esordio appare una metonimia dell'intero romanzo. L'uomo, anche l'uomo africano, non è "una foglia di tè" e non può rimanere attaccato alla sua Terra, per quanto essa sia vergine, bella e pacifica, senza inseguire altri obiettivi. D'altra parte l'uomo, anche l'uomo occidentale, non può rinunciare al richiamo di un primordiale "paradiso", dove tutto appare semplice e incontaminato, l'amore come la natura. L'accostamento di due civiltà, in sé incomplete e tremendamente distanti, genera corruzione e tragedia. Questo nella storia di Mwalimu come in quella di Sami. Storie d'amore, di speranze, tradimenti e vendetta sullo sfondo della splendida natura del Kenya. Esse sono narrate con una semplicità trasparente, che rivela la verità delle situazioni, e con una dolcezza sognante e malinconica di fondo, che risalta la brutalità nascosta sotto le illusioni. La corruzione è dominante al punto da infiltrarsi fin nel profondo dei sentimenti, rendendo i personaggi colpevolmente incoscienti delle conseguenze dei loro vagheggiati sogni. L'Autrice, che è capace di avvincere e di far vivere attraverso la lettura il respiro del Kenya, è animata da una profonda pietas, quel tipo d'amore cioè che è rispetto, comprensione e al contempo sincerità. Nulla viene nascosto o manipolato in nome di qualsivoglia affezione o ideologia, i personaggi raccontano se stessi con il rigore della verità. Così il lettore ama e sogna e poi vede e scopre, non è autorizzato ad ergersi a giudice, ma indubbiamente può soffrire lo scempio di un "paradiso" che non sa difendersi né amare abbastanza se stesso. Non a caso la narrazione si chiude sull'immagine del protagonista che piange inginocchiato su una tomba.
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