PARIS MON AMOUR
Testo e foto di Matilde De Poli Parigi ha le chiavi del cuore. Una per ogni sentimento che alberga nelle sue pieghe. Inutile negarlo, anche i più scettici non possono rimanere indifferenti di fronte alle bellezze della capitale del romanticismo. Siamo stretti da una fitta di reverenza quando veniamo osservati, dall'alto verso il basso, da quell'occhio centrale multicolore, il rosone di Sua Altezza Notre Dame. E se da quel sagrato ci rivolgiamo con lo sguardo, al calar del sole, al vicino ramo di Senna, che scorre placida e grigia sotto i ponti dei parigini, il rosso del tramonto che lo infuoca scotta un po' anche noi. Su quell'argine si affaccia anche la gotica Conciergerie, ma, passando davanti alle sue torri illuminate, magari durante una fiabesca crociera notturna sul Bateau mouge, è difficile immaginare gli orrori che vi regnarono durante la Rivoluzione Francese, quando servì da prigione. Mentre Montmartre, il villaggio degli artisti di ieri e di oggi, arroccato sulla collina omonima, preserva sempre la propria duplice personalità: l'una, sacra, ha cardine nella basilica di Sacré-Coeur e Place du Tertre, l'altra, profana, è fatta da stradine in pavè, vie alberate, baschi da pittori, casette d'altri tempi e due mulini a vento, Moulin de la Galette e Moulin Radet. Ma è il più noto Moulin Rouge che attira, famoso grazie all'arditezza dei suoi spettacoli e da secoli super chiacchierato nei salotti della ‘'Vanity fair'' parigina. D'altronde, come scrisse Stendhal, Parigi ‘'è e sarà sempre il salotto d'Europa, grazie alla superiorità del suo conversare e della sua letteratura''. Puro orgoglio nazionale che, tuttavia, stimola e coinvolge anche noi: basti pensare che nel Musée du Louvre una delle sezioni più visitate è proprio quella dei capolavori italiani e che nella fatidica Opera si inscenano sempre gli imperituri spettacoli dei maestri italiani. Ma ancora Stendhal ci fa notare che ‘'il successo sta nel conquistare, non nel conservare''. E Parigi nella Storia è sempre all'avanguardia. Svoltiamo l'angolo di Place Georges Pompidou e, sorpresa, ecco troneggiare l'insolita struttura moderna, provocatoria perché posta nel cuore della capitale, dell'amato e odiato Centre G. Pompidou. Per non parlare del contrasto tra il centro di Parigi e la Défense, quartiere che gratta il cielo, simboleggiato dalla Grande Arche. Tuttavia è un altro l'arco che rende gloria a Parigi: quello che corona gli Champs-élysées, posto sulla linea immaginaria del Grande Asse che parte dall'obelisco egiziano in Place de la Concorde. L'Arc de Triomphe, napoleonica grandezza. Clic, scatta un'altra serratura cardiaca. Spaziamo oltre e in lontananza troviamo colei che unifica l'antico e il moderno, il passato e il presente, la ragione e il sentimento: la Tour Eiffel, il gran finale. E' un'edera di pizzo metallico che si arrampica verso il cielo, una creatura industriale che solitamente fa da romantico sfondo per il bacio degli innamorati, ma, tacitamente, rappresenta la scalata del progresso, del genio, dell'ingegno, dell'uomo.
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