testo di Nicoletta Martelletto
Avete presente quando sulle spiagge venete in italiano e tedesco l'altoparlante gracchiava perché un bimbo s'era perso in spiaggia? Ora l'avviso risuona nei centri commerciali dove si fa incetta di abiti e scarpe alla moda: e gli annunci sono in russo. Perché i genitori dell'Est impazziti nei nuovi templi del made in Italy più d'una volta dimenticano i figli nelle sale giochi. Così Enrico Biancato, manager del Designer Outlet di Noventa di Piave, 726 dipendenti, assume solo chi parla inglese, almeno un 33 per cento che parla anche tedesco, un 4 per cento di interpreti dal russo e un 2 per cento di pratici in mandarino. I turisti extraeuropei incidono per il 47 per cento del fatturato perché l'outlet è tappa ormai decisiva nei tour in Veneto, assistiti da una tourist manager assunta appositamente e canalizzati da "promotori" al lavoro all'Est e in Estremo Oriente. Parlano russo anche gli alberghi del sistema termale Abano/Montegrotto dove - dice la presidente del consorzio Angela Stoppato - si arriva per le cure, chiedendo medici, Tv in lingua, visite culturali e shopping. «Senza il visto, sarebbe tutto più incentivato» aggiunge l'albergatrice.
È solo uno degli aspetti esaminati ieri nel corso di un talkshow al Molino Stucky di Venezia, dove è in corso il Buy Veneto, dodicesimo punto d'incontro per 150 buyer e 25 mercati del mondo.
Nell'incontro promosso da Regione Veneto e Gist, Gruppo italiano stampa turistica (presidente nazionale è la padovana Sabrina Talarico) si è parlato di turismo straniero attraverso le esperienze di chi lo incontra e lo gestisce. Come la "Cavallino strasse", strada dei 30 campeggi sul litorale veneziano, che ospita turisti giunti alla quarta generazione: «Abbiamo un dipendente all'ingresso, dotato di memoria fotografica, che chiama gli ospiti per nome - spiega Marco Mainardi, direttore del camping Marina di Venezia, aperto da 55 anni - E per un tedesco è davvero il massimo dell'accoglienza». Come si arriva al Cavallino? Il 60 per cento col passaparola, il 22 per cento via internet, il 4 per cento dalle fiere. Sulle Dolomiti è boom di sciatori dell'Est: i bilanci delle ultime stagioni - non nasconde Renzo Minella direttore marketing del comprensorio Passo San Pellegrino - sono stati salvati proprio dagli stranieri. Così come stranieri sono i frequentatori estivi del Lago di Garda: tedeschi in primis e olandesi di rincalzo. Giuseppe Lorenzini, presidente onorario dell'Associazione albergatori del Garda, 400 hotel, ne è la memoria storica: «Gli offrivamo pane e marmellata, oggi se non c'è un buffet galattico neanche ci considerano. Giungevano da noi con i tour operator, oggi solo via internet e portali dove dobbiamo esserci».
Nella quiete del Delta del Po, c'è chi ha tentato un via anglosassone: quella dell'accoglienza domestica, come la famiglia Avanzo a Taglio di Po che gestisce la villa dove dimorò (e visse una fuga d'amore) lord Byron. Piace a polacchi e ucraini che amano i concerti in giardino, piace a russi e tedeschi orientati al buon vino. Un altro fronte che si sta aprendo è quello del golf: 45 campi in Veneto piaciuti agli scandinavi dov'è andato a promuoverli proprio la settimana scorsa Alessandro Martini, capofila del progetto golf , con in mente di far concorrenza - in qualità e pluriofferta - a Portogallo, Spagna, Marocco.
Sempre al Nord Europa guarda anche Giuseppe Pan, sindaco di Cittadella, che guida l'Adristorical Lands, un progetto europeo per il turismo slow nei borghi e nelle città murate, Marostica e Bassano comprese: ovvero il piacere di passeggiare nelle strade medievali, girare in bicicletta e arrivare fino al mare. Tutti a dire che bisogna fare rete altrimenti non si può sostenere la concorrenza? Ebbene sì, compresa Bona Zanuso fondatrice del network "Villegrandtour" , 18 ville venete con biglietteria unica internazionale, possibilità di ospitare soggiorni, matrimoni, cene aziendali. L'assessore regionale al Turismo Marino Finozzi parla di "accoglienza totale" così come Mara Manente del centro studi Ciset: i paesi Bric sono il nostro futuro. Conviene imparare al più presto il cinese. E poi gestire il turismo come un'azienda: altrimenti, avvisa Franco Masello, presidente di Veneto promozione, non si può venderlo.
Articolo pubblicato sul "Giornale di Vicenza" l'11 ottobre 2013