Dopo anni di vero e proprio boom, è arrivata una stagione con risultati più magri delle attese. Il 2010, per gli agriturismi, non segna insomma quella svolta positiva registrata da altri settori del mondo delle vacanze. Un dato di fatto, questo, su cui ha pesato la minore capacità di limare i prezzi rispetto all'offerta alberghiera. Nel primo semestre dell'anno le vendite del comparto agrituristico si sono mantenute così in linea con quelle registrate nel 2009 e l'obiettivo di riguadagnare le posizioni precedenti alla crisi appare ancora lontano. Se, infatti, dallo scorso anno gli alberghi hanno ridotto mediamente il prezzo della camera doppia dell'8,8% non altrettanto sono riuscite a fare le strutture rurali dove, sempre in media, la riduzione si è fermata al 4,6%. In conseguenza di questa differenza nell'utilizzo delle politiche di pricing, nel 2010 la vacanza in agriturismo, almeno guardando al prezzo, non può più considerarsi un'alternativa conveniente rispetto all'albergo. La conferma viene guardando al portafoglio: nel 2009 il costo medio di un agriturismo in Italia risultava, infatti, pari a 64 euro, superiore del 10,3% a quella media di un hotel a 1-2 stelle (pari a 58 euro) e inferiore di soli 12 euro alla media generale di tutte le categorie di alberghi.
Sulla base di questi dati il primo semestre del 2010 si è chiuso per gli agriturismi con un andamento diversificato tra Nord e Centro-Sud del Paese. In particolare al Nord Ovest, dopo un primo trimestre in discesa, c'è stato un recupero in aprile (+3%) e si è poi proseguito in maniera stabile rispetto al 2009; maggiore, invece, il recupero al Nord Est che ha visto in calo solo febbraio (-0,2%). Al Centro, al Sud e nelle Isole, per contro, dopo un primo trimestre positivo sono scese le performance di vendita in primavera.
Eppure, i dati sulle abitudini di consumo dei turisti confermano le grandi possibilità di sviluppo di questo tipo di vacanza. Il 17,8% di quanti trascorrono un periodo di villeggiatura in Italia degusta i prodotti locali, il 13,3% partecipa agli eventi enogastronomici e alle sagre, il 12,5% percorre le strade del vino e l'11,9 quelle dell'artigianato tipico, mentre un importante 11,3% di chi visita le nostre località, acquista anche prodotti artigianali e gastronomici da portare a casa.
"Occorre rafforzare il legame con il territorio e con le sue produzioni, con l'offerta di servizi che negli agriturismi devono raccontare l'identità del luogo - commenta Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere - Solo attraverso la qualificazione dell'intera filiera del turismo e la valorizzazione delle eccellenze del Made in Italy le imprese ricettive turistiche, e agrituristiche in particolare, possono consolidare il loro posizionamento e attrarre nuovi target di clientela, differenziandosi rispetto alle loro diverse vocazioni. I turisti che vengono in Italia cercano l'originalità dei prodotti e l'identità del territorio. È su queste premesse che gli agriturismi hanno costruito il loro successo. Per consolidarlo, alla qualità va ora aggiunta la ricerca di una gestione più efficiente e competitiva da parte degli operatori, mentre le istituzioni possono dare un contributo importante attraverso iniziative più coordinate e visibili sul territorio".
Rif. Isnart, Flavia Maria Coccia, tel. 06 2039891 - email: f.coccia@isnart.it