sono appena tornato dal Kenia dove per alcune settimane ho seguito l'evoluzione della situazione con vari collegamenti in diretta per la Rai-GR1. Son quindi testimone oculare della realtà, una realtà che, spesso, per disinformazione è stata travisata. I disordini e le violenze post elettorali ci sono stati: ma a 1200 km. di distanza dalla costa e dal 'paradiso' di Malindi e Wathamu da cui i turisti italiani sono stati invitati a tenersi alla larga spaventati, appunto, da notizie talvolta inesate o esagerate. Ora la situazione politica è in via di definitva soluzione. Non così è per la situazione economica: il turismo, prima fonte del paese, è in ginocchio. Alberghi, villaggi, campi safari, ristoranti chiudono. Migliaia di addetti al settore sono stati licenziati con conseguenze drammatiche per la loro stessa soprvvivenza. Il passo dalla fame alla disperazione è breve, come si sa, Ora la Farnesina ha toilto lo 'sconsiglio' per le zone della costa, mantenendolo invece per quelle colpite dalle violenze di dicembre, al nord del paese. Da Malindi e dintorni mi è giunto questo SOS, ( che subito ti giro), di operatori del turismo che, come me, amano il Kenia e la sua gente che non merita di pagare sulla propria pelle il prezzo di una crisi così drammatica. Noi del GIST possiamo rispondere a questo appello e fare qualcosa? Frequento il Kenia da oltre 50 anni: ho seguito e raccontato per decenni l'evoluzione della sua storia politica, culturale economica e sociale. Ecco perchè, da amico e da giornalista, sono convinto che meriti la nostra collaborazione.