A JESI, NELLA MARCHE, TRA ARTE, STORIA E CULTURA
Testo di Grazia Paganuzzi Jesi, piccolo antico paese incantato, dove le case, protette da una poderosa cinta di mura, appaiono aggrappate le une alle altre, nel sorreggere il peso delle loro tante storie, dei loro piccoli e grandi se-greti. Da lontano spicca il color mattone del suo agglomerato, contro l'azzurro del cielo, mentre pian piano ci avvolge quel suo incanto, l'atmosfera di un altro vivere lungo le strette vie di pietra, sotto gli antichi portali, all'ombra dei suoi palazzi aviti, o nelle piazzette, dove talvolta si aprono all'improvviso scorci di infinito su paesaggi di ver-de e di cielo. A Jesi la storia comincia a parlare sin dall'epoca romana, quando piazza San Floriano, dove si affacciano il Duomo del 1700 e il Mu-seo Diocesano, era l'antico "castrum" romano, da cui si dividevano le vie in "decumani"...Proprio da qui incomincia un viaggio nel tem-poda quando nel sec XV°i signori Della Rovere vi eressero la loro residenza, palazzo Pianetti. Ancora oggi stupisce lo splendore di af-freschi e decorazioni della Galleria degli Stucchi, luminosa, ricca di richiami di remota memoria, a cominciare dalla rappresentazione delle Arti e mestieri: la pittura, la musica (un violino...) e la scultu-ra...Si prosegue nella Pinacoteca, che ospita alcune tra le più note-voli opere di Lorenzo Lotto del ‘500... Delicate Madonne con santi (una copia di un Raffaello) e diversi altri soggetti della Sacra Scrittura sono ospitati anche nel Museo Dioce-sano, come ad esempio "Il Giudizio di Re Salomone" o il "Sacrificio di Salomone al Tempio), ";"L'Assunzione al Cielo di Maria e di Gesu" e "L'Incoronazione di Maria Regina del Cielo. In entrata si viena accolti in una sala ornata da tele seicentesche, dove si tengono letture di poesie al suono della musica... Su un intero lato dell'altra grande piazza di Jesi, si affaccia il Teatro Pergolesi, da cui la stessa prende il nome, modello classico di teatro dell'Ottocento, realizzato su quello della Scala di Milano. A destra dell'entrata, si apre la sala dedicata ai due musicisti che qui hanno avuto i loro natali: Pergolesi, di Iesi, che scrisse alcune delle più bel-le note di musica del'700, e Gaspare Spontini, musicista minore del secolo successivo, proveniente da un altro borgo della Vallesina a cui donò il nome, compositore di opere liriche. Sul lato opposto, nella platea, si entra nella tipica atmosfera ottocen-tesca dei grandi teatri classici, messa in risalto dai palchi e gallerie decorati con affreschi e stucchi... Di fronte a palazzo Pianetti, si affaccia invece la candida facciata del palazzo della Signoria, su cui è raffigurato il "Leone Rampante", stemma dei comuni della zona di Jesi, in cui è ospitata la biblioteca. Addentrandosi lungo le strette viuzze e scalette all'ombra delle vec-chie case si ritrovano ancora vecchie botteghe di restauratori o anti-quari , con pezzi da"Novanta" affidati all'abilità di qualche appassio-nato. Particolare attenzione meritano poi Palazzo Balleani, interes-sante esempio di architettura barocca della zona, come palazzo Ricci, del'500, con facciata bugnata a diamante, per non parlare del Santuario di S.Maria delle Grazie, con una pregevole cappella quat-trocentesca, e la chiesa di S.Nicolò che si distingue per il bel portale gotico, affacciate entrambi su Corso Matteotti. Una particolare nota di storia: essendo qui nel cuore dello stato Pon-toficio proprio nei secoli in cui fu creata tanta arte e bellezza, non c'è da stupirsi se lo stesso complesso di S.Floriano, nella cui piazza era nato Federico II di Svevia, fu sede del Tribunale dell'Inquisizione. Non a caso, alcune persone del luogo che ne conoscono la storia, narrano che a quei tempi la vita non doveva essere facile... Eppure la gente qui sembra un po' inconsapevole dei beni artistici che la circondano, all'ufficio turistico non sanno dare molte informa-zioni esatte, alcuni palazzi di gran pregio devono ancora essere re-staurati, insomma, si respira una strana trascuratezza, inaspettata in un luogo dove regna così incontrastata la bellezza... Se si potesse salire sugli alti spalti delle mura, dei sec.XIV e XV°, che per intero cingono anora la città antica, si potrebbero ammirare le curve delle colline che disegnano la valle dell'Esino, o Vallesina, di cui Jesi è il centro più importante. Da qui le strade sono molte: si possono raggiungere altri antichi borghi, come la bella Serra de' Conti, o Montecarott o, per fare solo qualche esempio, paesini ar-roccati sui colli, talvolta, come vecchi falchi in agguato. Tra essi do-po aver percorso una strada ondulata, risalendo per i verdissimi cri-nali della valle, si trova Spontini Majolati, la patria del musicista o-monimo. Impagabile è l'immenso abbraccio sulle colline fino al ma-re, che si gode dall'alto del borgo, dove il musicista, in una delle vecchie case affacciate sulla strada, visse gli ultimi anni della sua vi-ta. Egli qui ebbe anche i suoi natali, ma poi lasciò questi luoghi per Parigi, dove visse alla corte di Napoleone, e per Berlino, prima di farvi ritorno, negli ultimi tempi. Si entra accolti da una dama ed un gentiluomo (manichini) in abito del ‘700, davanti ad un vecchio or-ganetto. E' un salto di un paio di secoli che aiuta a immergersi nell'atmosfera in cui Spontini viveva, quando compose la sua musi-ca. A primo piano ne sono conservati gli spartiti, tra cui l'opera più famosa, "La Vestale", rappresentata nel 1954 da Maria Callas. Spontini si distinse per aver fondato "Le Opere Pie", istituto che consentiva di studiare la musica, il ricamo e le arti ai giovani e alle fanciulle che non avevano mezzi. Lui stesso poi realizzò i verdi giar-dini che dedicò all'amata moglie, con tale passione, da scriverle e chiederle quali coltivazioni ella preferiva che lui facesse piantare, come rivelano le commuoventi dediche che le lasciò. Da questa incantevole oasi di verde fiorita lo sguardo si perde lungo i crinali delle colline, tra l'oro e il verde dei campi coltivati, sconfi-nando nell'azzurro senza limiti, là dove forse c'è il paradiso...
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